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Caravaggio in Sicilia. Il percorso smarrito

Venerdì 17 aprile alle 17, nel Coro di Notte del Monastero dei Benedettini, presentazione del volume di Alvise Spadaro

La copertina

Venerdì 17 aprile alle 17, nel Coro di Notte del Monastero dei Benedettini, si presenta il volume di Alvise Spadaro Caravaggio in Sicilia. Il percorso smarrito (Bonanno Editore). Introduce il prof. Ferdinando Gioviale (facoltà di Lettere e Filosofia).

L’AUTORE. Alvise Spadaro, ispettore onorario ai beni culturali, architetto, si è occupato anche della storia e della scrittura delle prime dinastie dell’Antico Egitto ed ha scritto numerosi contributi sulla storia e la cultura siciliana. Per la saggistica ha pubblicato tra l’altro: La «Resurrezione di Lazzaro» e la famiglia di Giovanni Battista Lazzari (Catania 1995) Premio Nazionale di Letteratura 1996 «Castagno dei Cento Cavalli»; Settecento Calatino (Catania 2000); Caravaggio in Sicilia (Catania 2006) oltre i racconti: Il bicchiere della baronessa (Acireale-Roma 2002); Le pentole di Praneta (Acireale-Roma 2004) e, per i nostri tipi, Le americane di Ràbbato. Lettere da un mondo nuovo (2008).


QUARTA DI COPERTINA. Caravaggio sbarca in Sicilia nell’ottobre del 1608 rimanendovi per gran parte dell’anno successivo. Questo libro fa luce sul soggiorno siciliano di Caravaggio, periodo mai sufficientemente approfondito, nel quale invece il pittore lombardo ha prodotto non poche opere di pittura per committenti privati e quattro grandi pale d’altare destinate a chiese di Siracusa, Messina e Palermo, città nelle quali ha soggiornato. Opere spesso frettolosamente e banalmente descritte sulle basi di evidenze figurative che conducono a fraintendimenti ed a contraddizioni. Eppure le opere siciliane svelano la condizione creativa ideale nella quale si è trovato il pittore, ossia quella di non subire suo malgrado condizionamenti determinanti da parte della committenza. Un periodo cioè dove ha potuto esprimere tutto il valore del suo genio in una assoluta libertà creativa che gli ha consentito di produrre tangibili testimonianze della sua cultura e della sua arte.
Queste condizioni ideali hanno quindi favorito l’altissima qualità delle sue opere, che venivano a confrontarsi in Sicilia con un contesto artistico culturale legato ancora alla cosiddetta “Maniera” e quindi arretrata di quasi un secolo rispetto al resto d’Italia e all’Europa dove la pittura di Caravaggio era già considerata, più che innovativa proprio rivoluzionaria. È importante infatti la lettura dei profondi significati simbolici, già rilevati nelle precedenti opere, e presenti anche in quelle siciliane insieme ad altrettanti inequivocabili riferimenti alla cultura dell’Isola. Caravaggio, condannato per omicidio alla decapitazione, durante il suo soggiorno siciliano era in attesa del perdono da parte del papa e le sue opere, più o meno esplicitamente, alludono alla morte, ma anche ad una resurrezione o “rinascita”.
Anche il soggiorno siciliano, pur avendo avuto la durata di quasi un anno, è stato sempre sminuito a poco più che una citazione.
Questo libro è il risultato di ricerche d’archivio e studi durati alcuni anni, con il ritrovamento di documenti inediti che si sono rivelati essenziali per ricostruire questo ultimo periodo della vita di Caravaggio. Ricostruiti i luoghi e l’ambiente culturale nel quale il pittore ha vissuto e operato. Ricostruito il percorso nell’Isola, scoprendo, tra l’altro, un determinante soggiorno a Caltagirone dove Caravaggio sarebbe entrato in relazione con la maggiore autorità ecclesiastica siciliana.
Questo personaggio, fra’ Bonaventura Secusio, arcivescovo di Messina, grande diplomatico e consigliere del re Filippo II di Spagna, gli avrebbe garantito, durante il soggiorno siciliano le principali committenze, assieme alla protezione ed alla serenità necessarie per poter eseguire le sue opere.
Fra’ Bonaventura Secusio era stato Ministro Generale dei Minori Osservanti francescani e a destinazione francescana sono le principali commissioni ricevute da Caravaggio durante il suo soggiorno siciliano.
I risultati della ricerca inoltre hanno potuto mettere in luce la figura di Giovanni Battista Lazzari, committente messinese di Caravaggio, citato semplicemente fin ora come “ricco mercante di origine genovese”. I documenti ritrovati ci descrivono invece l’arrivo a Messina di questo aristocratico proveniente da Castelnuovo di Scrivia con la sua famiglia, l’iscrizione alla Mastra Nobile, il ruolo e l’attività svolta nella città dello Stretto. Le coincidenze cronologiche ci hanno permesso di capire finalmente perché Caravaggio, pur avendo ricevuto dal Lazzari la commissione di una pala d’altare raffigurante La Madonna con san Giovanni Battista ed altri santi consegnerà invece una Resurrezione di Lazzaro.
Nel libro è anche pubblicata la Natività con i santi Lorenzo e Francesco, copia della pala d’altare dipinta da Caravaggio e rubata a Palermo dalla mafia nel 1969. Dipinta dal pittore siciliano Paolo Geraci solo pochi anni dopo l’esecuzione dell’originale, la tela, di cui ne riproduce anche le dimensioni, nota soltanto per una citazione, era ritenuta dagli studiosi irrimediabilmente perduta. Nel 1984, pur essendo di proprietà del Comune di Catania, è stata ritrovata e riconosciuta nella stanza del Prefetto, dall’autore del libro che, attraverso i documenti, ne ricostruisce anche il percorso che l’ha condotta nella città etnea. È documentato quindi il lungo iter epistolario che ha condotto alla restituzione del quadro ai Catanesi che ne sono i legittimi proprietari e custodiscono così l’unica testimonianza palermitana, fin ora conosciuta, del soggiorno di Caravaggio nel capoluogo siciliano.

 

(17 aprile 2009)


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