Università di Catania
Università di Catania - L'Agenda

La vedova allegra di Lehár

altri eventi in città
Sabato 10 marzo alle 21 e domenica 11 alle 17,30, al teatro comunale di Trecastagni, il sontuoso allestimento della Compagnia italiana di operette, con Umberto Scida ed Elena D’Angelo
Immancabile e puntuale arriva al Teatro Comunale di Trecastagni l’appuntamento con l’operetta, anzi con la più celebre di tutte, quella Vedova allegra che da più di un secolo diverte e fa sognare gli spettatori di tutto il mondo. Il capolavoro musicato da Franz Lehàr, sul brillantissimo libretto di Victor León e Leo Stein, sarà in scena sabato 10 marzo (ore 21), domenica 11 marzo (ore 17,30) nel sontuoso allestimento realizzato dalla rinomata Compagnia Italiana di Operette. A dirigere l’orchestra il maestro Orlando Pulin, regia e coreografie sono del belga Serge Manguette, i costumi di Eugenio Girardi. Nei ruoli principali Umberto Scida ed Elena D’Angelo insieme ad Armando Carini, Milena Salardi, Alessandro Dimasi ed Emil Alekperov; un cast di qualità che annovera ancora Rocco Magnoli, Maria Teresa Nania, Daniela Vidali, Stefano Centore, Giuseppe Sciuto, Serge Poggi.
Valzer e galop, czardas e polke si susseguono senza posa in quest’operetta incentrata, com’è noto, sulle schermaglie amorose tra due ex fidanzati, originari entrambi dell’immaginario stato del Pontevedro, che si ritrovano nella Parigi della Belle Époque. Giovanissimi, Anna e Danilo erano stati divisi dall’aristocratica famiglia di lui, ostile all’unione con una povera borghese. È passato qualche anno. Trasferito nella capitale francese con l’incarico di segretario d’ambasciata, il bel conte Danilo Danilowich passa ora le serate “chez Maxim”, conteso da dame e grisette. Ma la vera sorpresa è Anna, giovane vedova del banchiere di corte Glavari, che la vita ha trasformato in un’affascinante ereditiera, proprietaria di oltre la metà della piccola nazione, collocata dagli autori nel cuore della Mittleuropea.
Oggetto di innumerevoli proposte di matrimonio, e per la propria bellezza e per l’ingente patrimonio, anche Anna decide di recarsi in vacanza a Parigi per ricominciare a vivere e possibilmente ad amare. Il Barone Zeta, ambasciatore del Pontevedro a Parigi, riceve un ordine tassativo dal proprio governo: la signora Anna Glavari deve a tutti costi risposarsi con un compatriota. Infatti, se dovesse passare a seconde nozze con uno straniero, il suo enorme capitale abbandonerebbe la Banca Nazionale Pontevedrina e per la “Cara Patria” sarebbe la rovina economica. Il Barone, coadiuvato dal cancelliere Niegus, squattrinato e pasticcione, tenta di convincere Danilo a sposare la ricca vedova. Il conte però non ne vuole sapere perché, ferito nell’orgoglio, non intende assolutamente ammettere di essere ancora innamorato. Da parte sua la vedova, pur amandolo da sempre, dissimula e fa di tutto per ingelosirlo.
Nel frattempo la moglie di Zeta, l’avvenente Valencienne, è corteggiata dal diplomatico francese Camillo de Rossillon. L’ambasciatrice vorrebbe resistergli ma non è certo insensibile al sincero sentimento dell’uomo. La situazione precipita durante una festa che Anna organizza nella sua villa. Valencienne e Camillo si ritirano in un padiglione e rischiano di essere scoperti. È allora che Anna, per salvare l’onore di Valencienne, s’introduce nel chiosco e ne esce dichiarando agli invitati che intende sposare lo straniero che le è accanto: appunto Rossillon, il quale accetta per non compromettere la moglie del Barone. Danilo furioso abbandona le festa. Tutto sembra perduto, ma Niegus, più per caso che per merito, riesce a sciogliere l’equivoco e a far confessare ad Anna e Danilo il loro amore reciproco.
Con questa partitura Lehár trovò definitivamente il suo stile. La novità assoluta di quest’operetta consisteva nel carattere apertamente erotico della trama e nella sensualità e passionalità della musica, che raggiunge il suo apice con il celebre valzer “Tace il labbro”, nella Canzone di Vilja o nel duetto del padiglione. A chi gli rimproverava di realizzare creazioni troppo operistiche e sentimentali, egli rispondeva: «Non credo che lo scopo dell’operetta sia quello di trascinare nel ridicolo e nel buffo tutto ciò che è bello e sublime. Il mio obiettivo è nobilitare l’operetta!».

(11 marzo 2007)

Stampa testo
Invia questo articolo
Tutti gli appuntamenti...
Archivio eventi
In prima pagina