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Cecità

Domenica 20 aprile alle 18, al Piccolo Teatro di Catania, spettacolo tratto dall’omonimo romanzo del premio nobel per la letteratura Josè Saramago
La locandina

Domenica 20 aprile alle 18, al Piccolo Teatro di Catania (via Ciccaglione 29), si terrà lo spettacolo Cecità tratto dall’omonimo romanzo del premio nobel per la letteratura Josè Saramago, regia di Gianni Salvo.
Le musiche dello spettacolo messo in scena dagli studenti, con il contributo dell'Ersu di Catania, sono di Pietro Cavalieri, le scene e i costumi di Oriana Sessa, luci e fonica di Simone Raimondo. Sul palco ci saranno Domenico Fiore, Ezio Garfì, Roberta Nanni, Elio Sofia, Sabrina Tellico, Samanta Zanchi.

Per informazioni si può chiamare il botteghino del teatro al numero 095.447603, il costo del biglietto è di 5 euro per gli studenti universitari.

Lo spettacolo. In una città qualunque, di un paese qualunque, un guidatore sta fermo al semaforo in attesa del verde quando si accorge di perdere la vista. All’inizio pensa si tratti di un disturbo passeggero, ma non è così. Gli viene diagnosticata una cecità dovuta a una malattia sconosciuta: un “mal bianco” che avvolge la sua vittima in un candore luminoso, simile a un mare di latte. Non si tratta di un caso isolato: è l’inizio di un’epidemia che colpisce progressivamente tutta la città, e l’intero paese. I ciechi vengono rinchiusi in un ex manicomio e costretti a vivere nel più totale abbrutimento da chi non è stato ancora contagiato, “scoprono – come ha scritto Cesare Segre - su se stessi e in se stessi, la repressione sanguinosa e l’ipocrisia del potere, la sopraffazione, il ricatto e, peggio di tutto, l’indifferenza”. Scoppia la violenza tra i disperati, violenza per sopraffare o soltanto per sopravvivere, in un’oscurità che sembra coprire ogni regola morale e ogni progetto di vita. Ma una donna che è miracolosamente rimasta immune dalla malattia si finge cieca per farsi internare e poter stare vicina al marito. Un gesto d’amore individuale diventa la possibilità di restituire agli uomini una speranza collettiva. Toccherà a lei inventare un itinerario di salvazione, recuperare le ragioni di una solidale pietà. Saramago ha scelto la via dell’affresco apocalittico per denunciare con intensità di immagini e durezza di accenti la notte dell’etica in cui siamo sprofondati. Paradossalmente, è proprio il mondo delle ombre a rivelare molte cose sul mondo di chi credeva di vedere. E quell’esperienza estrema è anche l’ultima occasione per confrontarsi con le domande ultime sul destino dell’uomo, malato di egoismo e di violenza, e sulle vie di un possibile riscatto.

(20 aprile 2008)


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