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Doppia scena | Otello

Giovedì 20 marzo alle 10:30 (Coro di Notte, Benedettini) approfondimento sull'opera scespiriana con l’attore protagonista Sebastiano Lo Monaco. In scena al Teatro Verga fino al 23 marzo
Sebastiano Lo Monaco, Otello Lo Monaco e Massimiliano Vado (Jago)

Grande successo nei più importanti teatri italiani per Sebastiano Lo Monaco che con Otello affronta il suo primo ruolo scespiriano, in un nuova messinscena che si avvale della traduzione di Masolino D'Amico per la regia di Roberto Guicciardini.
Lo spettacolo sarà al Verga, dal 18 al 23 marzo, ospite del Teatro Stabile di Catania. E gli appassionati potranno ulteriormente approfondire le ragioni del testo e dell’allestimento nell’ambito di “Doppia scena”, il ciclo di incontri organizzati dallo Stabile nell’ambito del protocollo d’intesa stretto con l’Università di Catania. L’iniziativa concepita per gli studenti, con l’assegnazione di crediti formativi, è infatti aperta al vasto pubblico.
La riflessione su Otello, realizzata in collaborazione con la Facoltà di Lingue e Letterature straniere è fissata per giovedì 20 marzo alle ore 10,30, nel Coro di Notte del Monastero dei Benedettini. Sarà Rosario Portale, docente di Letteratura inglese ad introdurre la conversazione con l’impetuoso protagonista: così l’attore Sebastiano Lo Monaco vede il personaggio di Otello, rozzo, senza cultura ma impareggiabile condottiero, una forza della natura che soccombe in una società senza certezze e senza valori. Una civiltà in cui vince la manipolazione della parola. Se infatti il nero Otello conquista la bianca Desdemona con il racconto veritiero delle proprie imprese, un altro racconto - quello falso di Jago - faranno precipitare la vicenda nella distruzione e nella strage finale.
Osserva il regista Roberto Guicciardini: «Proprio il Moro che conosceva la magia della parola cede al dubbio che frantuma ogni certezza, è indotto a assumere su di sé la condanna della diversità, a scandire nel suo subconscio il crescendo stesso della propria angoscia. Il degrado si propaga su quanti entrano nel suo cerchio di azione. Desdemona non troverà alcun appiglio in un mondo che appare scardinato dal proprio asse. L’amore non è estasi e incanto ma passione distruttiva, ossessione, follia. Il mondo elisabettiano, come il mondo di oggi, è un mondo disgregato, dall’equilibrio precario. La storia come la natura è crudele: muoiono gli eroi come i folli, gli innocenti come i colpevoli. L’immaginazione con la sua forza corrosiva, quando segue sentieri tortuosi, si ritorce su sé stessa. La realtà immaginata si riflette come in uno specchio deformante e si deforma definitivamente. Rimane il silenzio che assorbe e spegne ogni grido sotto cieli corruschi, ma indifferenti».

(20 marzo 2008)

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