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Aldo Moro, una tragedia italiana

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Da giovedì 7 a domenica 10 alle 20, 45 al Teatro Ambasciatori andrà in scena una rappresentazione sul caso Moro con la regia di Giorgio Ferrara. Rappresentazioni mattutine per gli studenti degli Istituti superiori

Da giovedì 7 a domenica 10 alle 20, 45 al Teatro Ambasciatori andrà in scena Aldo Moro, una tragedia italiana, di Corrado Augias e Vladimiro Polchi,  con la regia di Giorgio Ferrara. E' una  produzione del Teatro Stabile della Sardegna e del Teatro Eliseo. Gli interpreti sono: Paolo Bonacelli e Lorenzo Amato.

Due delle quattro rappresentazioni (quelle mattutine dell’8 e del 9) sono destinate agli studenti degli Istituti superiori. Lo Stabile etneo, in quanto teatro pubblico, tra le sue finalità istituzionali, ha infatti molto a cuore quella di diffondere una drammaturgia dai contenuti educativi, che sia di supporto alla formazione giovanile, come fa appunto questo spettacolo, cui va riconosciuto un importante valore documentaristico.

Il 9 maggio 1978 moriva Aldo Moro, dopo 55 giorni di sequestro. Il ritrovamento del corpo senza vita del grande statista segna l’alba dei funerali dello Stato, chiamato per lunghi anni ad una lotta senza quartiere contro il terrorismo: un fantasma mai definitivamente sconfitto, riemerso con orrore, che si muove segretamente e in fondo tra le maglie della nostra attualità.
La solitudine e la tragedia dell’uomo comune e dell’uomo politico è superbamente interpretata da Paolo Bonacelli, protagonista dello spettacolo-documento concepito da due giornalisti dal forte impegno civile come Corrado Augias e Vladimiro Polchi, che hanno firmato a quattro mani Aldo Moro, una tragedia italiana, coproduzione del Teatro Stabile della Sardegna e del Teatro Eliseo. Leit motiv è la narrazione di Lorenzo Amato, anch’essa orchestrata magnificamente dalla regia di Giorgio Ferrara, che si avvale delle scene di Gianni Silvestri, della musica di Marcello Panni, dei costumi di Alessandra Giuri e le luci di Mario Loprevite

 Due delle quattro rappresentazioni (quelle mattutine dell’8 e del 9) sono destinate agli studenti degli Istituti superiori. Lo Stabile etneo, in quanto teatro pubblico, tra le sue finalità istituzionali, ha infatti molto a cuore quella di diffondere una drammaturgia dai contenuti educativi, che sia di supporto alla formazione giovanile, come fa appunto questo spettacolo, cui va riconosciuto un importante valore documentaristico.

Si racconta qui un momento cruciale nella politica italiana, un conflitto etico in cui lo Stato, tenuto in scacco dai brigatisti, sceglie di non cedere a ricatti seppure a spese di una vita umana. Ethos e pietas regolano un mercato dove il prezzo, quello della vita del leader democristiano, è troppo alto e la merce di scambio, rilasciare dei brigatisti, ha il sapore del ricatto, di un compromesso sporco con chi usa il terrore come arma. Il caso Moro fu un gravissimo fatto di cronaca politica e sociale, suscitando vivissimo interesse nella massa dei cittadini, che seguirono con partecipazione una vicenda dal forte impatto mediatico. Il sequestro mise a nudo l’anima non solo dell’uomo più carismatico della DC, ma della persona. Le fragili speranze, che diventavano di giorno in giorno sempre più vane, facevano sentire Aldo Moro più vicino alla gente comune, una sorta di immedesimazione nel dramma personale generato da una prigionia ingiusta e violenta.
La commozione che ai funerali di Moro coinvolse tutti gli strati sociali, dai politici alla gente del popolo, dalla famiglia a Papa Paolo VI, restituisce ampiamente il senso della partecipazione a questa tragedia. Questo caso può, dunque, essere considerato tra i primi di un elenco, purtroppo lungo, di attentati che hanno suscitato e suscitano lo sdegno della collettività. Tragici esempi le stragi di Capaci e di via D’Amelio, l’11 settembre, o lo scempio dei terroristi kamikaze. E dunque, in una prospettiva più ampia, Aldo Moro, una tragedia italiana esalta senza retorica chi muore battendosi per un valore, un ideale o un colore politico, chi muore vittima di un terrorismo cieco che calpesta il valore della vita; non importa se si chiama Mafia, Al Quaeda o BR, la sostanza è la stessa.
Lo spettacolo ricostruisce i momenti che vanno dal sequestro di via Fani fino all’infausto epilogo di via Caetani, attraverso le numerose lettere scritte da Moro e attingendo a materiali quali il celebre libro Affaire Moro di Leonardo Sciascia e il film Buongiorno notte di Bellocchio. Le missive, i documenti, i commenti, i punti di vista, le immagini d’archivio, ripercorrono la lunga notte dello Stato italiano, uno dei momenti più bui del secondo dopoguerra.

(07 febbraio 2008)

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