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Doppia scena | 'U Ciclopu, l’alba dei Satiri

Il regista Vincenzo Pirrotta incontra gli studenti martedì 15 gennaio per parlare della riscrittura in lingua siciliana firmata da Luigi Pirandello del dramma di Euripide. In scena fino al 23 gennaio

Affonda le radici nel mito la nuova produzione del Teatro Stabile di Catania, che dal 3 al 23 gennaio, propone alla Sala Verga 'U Ciclopu, l’alba dei Satiri bellissima riscrittura in lingua siciliana, firmata da Luigi Pirandello, del dramma satiresco di Euripide Il ciclope. Ancora una volta, nel segno fortemente identitario che ne caratterizza da sempre la produzione, l’ente ribadisce il legame di profondo affetto con il territorio, puntando alla ricerca delle proprie sorgenti culturali e realizzando uno spettacolo allestito in prestigiosa collaborazione con l’Istituto nazionale del dramma antico.

Lo spettacolo sarà oggetto di approfondimento nell’incontro che avrà luogo martedì 15 gennaio alle 10.30, nel Coro di notte del Monastero dei Benedettini, nell’ambito di “Doppia scena”, il ciclo di incontri organizzati dallo Stabile in collaborazione con le facoltà di Lettere e Filosofia e di Lingue e Letterature straniere.
A coordinare la conversazione sarà Carmelo Crimi, docente di Lingua greca. Un’occasione preziosa per approfondire, ad un tempo, le ragioni del testo e quelle della messinscena, che si avvale appunto della carismatica presenza di Vincenzo Pirrotta.

Vincenzo Pirrotta, con la sua passione e la fisicità dirompente, è il regista e interprete di questa rivisitazione tutta personale, profondamente innovata rispetto alla versione presentata qualche anno fa all’Inda e che ha consacrato Pirrotta “uomo nuovo del teatro italiano”, simbolo di una sicilianità classica reinterpretata a tinte forti: esagerata, disgraziata e urlata, e soprattutto disperatamente moderna.
“Questo Ciclopu – ribadisce l’attore e regista - avrà molto di nuovo, soprattutto nell’impiego della diatonalità che il coro utilizzerà nei canti che precedono e seguono l’accecamento, così come troverà la via della scena la ricerca da me fatta sui canti dei carcerati della Vicaria di Palermo, e quelli di lavoro dei contadini della zona di Partitico”. Altra importante novità è la trasformazione dello spazio circostante: il teatro al chiuso, che sostituisce il luogo en plein air, fa da cornice alla dimensione isolana dei personaggi, di grande impatto per il pubblico che quasi sprofonda, ‘costretto’ dalla delimitazione dello spazio ad un’immersione totale.

Il rinnovato allestimento (scene e costumi) è affidato a Giuseppina Maurizi, nel cast “una compagnia più matura”: Giovanni Calcagno, Filippo Luna, Antonio Silvia, e ancora Andrea Gambadoro, Luca Mauceri, Marcello Montalto, Giovanni Parrinello, Alessandro Romano, Mario Spolidoro, Salvatore Tringali.
Il “cuntista” che aveva già affascinato alla scorsa Biennale di Venezia con le Eumenidi (degno di nota il lavoro sul corpo e sulle danze tribali delle regioni magrebhine) torna a stupire con uno spettacolo colmo d'invenzione e di felicità creativa, guidato da un'ironia beffarda su quanto Omero ci ha raccontato con travolgente pathos. Fra l’urlo lacerante dei satiri, “espressione del dolore che si prova al ricordo di una vita perduta”, fra sirene che incantano i naviganti e un Polifemo pazzo e malinconico, fra danze e “tamburiate” che si trasformano in esplicito gioco sessuale, si svolge il rito tragicomico del pasto umano del gigante peloso. Qui arriva su una nave il furbo Ulisse, che, nei momenti di più alta tensione drammatica, racconta la sua lunga odissea e il progetto di eliminare il trucido Ciclope, che alla fine verrà accecato dalle lance che si adornano del simbolo ciclopico per eccellenza, quell'unico grande occhio feroce che tutto vede e tutto distrugge.
Notevole nella capacità di rappresentarci un coro comico che cattura e diverte lo spettatore, con una fisicità prorompente che non lascia nulla alla fantasia, 'U Ciclopu di Pirrotta crea dei personaggi che si ricordano: a partire dal rincitrullito, stizzoso Polifemo di Giovanni Calcagno, passando per la maschera allo stesso tempo crudele e pavida del capo dei satiri Sileno (Filippo Luna), fino al buon Ulisse interpretato dallo stesso Pirrotta. Uno spettacolo divertente, intelligentemente parodistico, colmo di una vitalità sanguigna, che testimonia una notevole capacità registica di dialogare, innovandola, con la tradizione.
Artista versatile, Pirrotta ha ricevuto, nel maggio 2005, il premio della critica come miglior autore, attore e regista emergente assegnatogli dall'Associazione Nazionale Critici di Teatro, proprio per la magistrale riscrittura delle Eumenidi, nella traduzione di Pasolini, e la messa in scena di ‘U Ciclopu.

(15 gennaio 2008)

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