Martedì 11 dicembre alle 9, nell'Auditorium del Monastero dei Benedettini, si terrà un incontro con Tiziana Ferrario, nota giornalista del Tg1 della Rai e autrice del volume “Il vento di Kabul” (Baldini Castoldi Dalai editore, 2007).
L’evento, dal titolo La guerra non è finita. L’Afghanistan tra attualità e prospettive, è organizzato dalle facoltà di Lettere e filosofia e di Lingue e letterature straniere e dal Diseur, Dipartimento interdisciplinare di studi europei dell’Università di Catania, in collaborazione con il Soroptimist club di Catania.
All’incontro, coordinato dal professor Fernando Gioviale, direttore del Diseur, interverranno il rettore Antonino Recca, i presidi delle due facoltà Enrico Iachello e Nunzio Famoso, e Maria Luisa Scelfo, docente di Letteratura francese nell’Ateneo catanese e presidente del Soroptimist club di Catania.
Il vento di Kabul - Cronache Afghane Un viaggio nell’Afghanistan del 2006, a quasi cinque anni dall’attacco alle Torri Gemelle, l’inizio della guerra al terrorismo e la caduta del regime dei talebani. Gli incontri con i suoi abitanti e con quelle donne che ancora oggi, nonostante siedano in Parlamento, continuano a essere cedute, scambiate, imprigionate, accusate di reati come l’adulterio o la fuga da casa.
Un viaggio per capire perché la pace e la stabilità siano ancora così lontane nella terra che ha ospitato Osama Bin Laden e i campi di addestramento di Al Qaeda, nel Paese che la Casa Bianca considera un modello di «democrazia da esportazione», lo stesso che sta cercando di applicare in Medio Oriente. I marine americani e i soldati della Nato sono dispiegati in tutte le province, eppure la guerriglia talebana ha rialzato la testa e si è riorganizzata, mentre sono comparsi i kamikaze, realtà prima mai espressa dalla storia afghana, neppure durante i lunghi anni di guerra. L’Afghanistan dipende totalmente dagli aiuti internazionali, rimane il maggiore produttore di oppio al mondo ed è tuttora pieno di armi, con circa 1800 gruppi di milizie private. La libertà di stampa esiste solo sulla carta ed è costantemente nel mirino di giudici conservatori, pronti a imprigionare i giornalisti che violano i sacri principi dell’Islam.
Dalla riflessione schietta e appassionata dell’autrice emerge il ritratto dell’Afghanistan come un caso non risolto. Un Paese in cui il concetto stesso di democrazia è messo in discussione di continuo dalle tradizioni di una società tribale.
«I piedini nudi penzolavano dalle panche e toccavano il fango che invadeva tutto il cortile. Sono così belle le bambine afghane che ogni volta diventa difficile raccontare in televisione le condizioni disperate in cui vivono. I loro visi, i loro occhi verdi, i loro vestiti colorati riempiono le inquadrature e al montaggio tutto appare meno drammatico di quello che è. Ma i piedini nudi nel fango non sono finzione: sono, purtroppo, la tragica realtà.»
(11 dicembre 2007)