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La volata di Calò

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Dal 13 al 25 gennaio, alla Sala Musco di Catania, spettacolo sulla leggenda del costruttore di biciclette Calogero Montante, tratto dal romanzo di Gaetano Savatteri

Dal 13 al 25 gennaio, alla Sala Musco di Catania, andrà in scena La volata di Calò, di Gaetano Savatteri, tratto dal romanzo omonimo (Sellerio, 2008).

Per la stagione "L'isola del teatro", approda alla sala Musco, “La volata di Calò”, lo spettacolo sulla lunga leggenda di Calogero Montante, il visionario imprenditore di biciclette, attivo nella provincia agrigentina del secondo dopoguerra. La regia è affidata a Fabio Grossi, i costumi e le opere in scena sono di Angela Gallaro, i video di Mimmo Verdesca, le luci di Franco Buzzanca. Sul palco, un attore di chiara fama come Mimmo Mignemi, affiancato da Liborio Natali, Giorgio Musumeci, Lucia Portale, Mara Di Maura e il piccolo Alessandro Giorgianni. Insieme a loro ad un quintetto di giovani allievi della Scuola d'arte drammatica dello Stabile intitolata ad Umberto Spadaro.

Per il tema trattato e per il rilievo storico della figura di Montante, si ha la collaborazione dello storico quotidiano "La Gazzetta dello Sport", quale media partner. Alla rappresentazione saranno inoltre abbinate due articolate iniziative. Il martedì 12 gennaio, alle 17, al Musco un incontro incentrato sul grande giornalista sportivo Candido Cannavò e realizzato in sinergia con la Fondazione a lui dedicata. E ancora: nel corso delle rappresentazioni, ed anche oltre, la sala di via Umberto ospiterà la mostra in tema "Ciclico", una selezione di  opere di Angela Gallaro, eclettica pittrice e scultrice, oltre che scenografa e costumista. L'esposizione, curata da Marco Goracci, è realizzata in collaborazione con la Galleria Gallaro e sarà inaugurata il mercoledì 13 gennaio alle 19, prima della recita di apertura.  
   

Gaetano  Savatteri, nato a Milano e tuttavia profondamente siciliano nell'anima e nel dna ereditato dalla famiglia, originaria di Racalmuto, dove ha vissuto da adolescente esperienze profonde, segnate dalla lezione di Leonardo Sciascia. Una Sicilia a cui
Savatteri ritorna sempre con appassionata ma lucida riflessione. Di Calogero Montante il romanzo e la riduzione narrano una vita che sa appunto di leggenda. Un percorso destinato ad intrecciarsi con quello di Andrea Camilleri, nello sbandamento dell'Isola che conosce da vicino le  devastazioni della guerra, dopo lo sbarco degli anglo-americani. Non un incontro reale, ma un oggetto collegherà le loro esistenze: una bicicletta. In quell'estate del 1943 Calò - come lo chiama affettuosamente il suo autore - combatte sul fronte jugoslavo, mentre Camilleri, che da quindici giorni non ha più notizie del padre, si avventura in una lunga marcia di cinquantacinque chilometri da Serradifalco a Porto Empedocle pedalando una bici "Montante".

La storia di Calò comincia proprio a Serradifalco, dove nasce nel 1908, in una realtà che è rimasta ferma alla condizione ottocentesca delle zolfare di Verga. Quella degli inizi del secolo è una Sicilia in cui l'unica via di scampo è l'America, dove alla dogana di Ellis Island si accalcano i migranti per essere registrati: tra questi i settantuno Montante di Serradifalco. Ma Calò è stato fortunato: è nato in una famiglia benestante di proprietari  terrieri che non sono stati costretti ad abbandonare la loro terra. Cresce infatti nell’officina dello zio fabbro, dove giunge l’eco dei trionfatori dei primi giri d’Italia. Allora penserà di costruire una bicicletta tutta sua: nel 1926 impianterà a Serradifalco la sua fabbrica di velocipedi da corsa. Inizia in questo modo la lunga volata di Calò imprenditore. La pièce si articola sul mito legato alla figura di un eroe siciliano, capace di  scommettere, rischiare e vincere, affermandosi con la propria industria, nonostante fosse circondato da una Sicilia aspra, in un momento storico tra i più difficili.     

 «Calò morirà nel 2000 a novantadue anni: è rimasto fino alla fine un esempio  d’imprenditore moderno ed eroico per quella Serradifalco, che sta dentro un triangolo della mappa criminale, dove vivevano e dominavano famiglie di livello all’interno di Cosa nostra. Ebbene, già il fatto di non aver cercato la protezione mafiosa in quegli anni mi è sembrato fosse abbastanza per far
diventare quella di Calogero Montante una storia di piccolo eroismo, di chi arriva a tarda età, cercando di essere dignitosamente onesto
».

(13 gennaio 2015)

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