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Il proboviro

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Domenica 4 gennaio alle 17, alla Scuola d'Arte Drammatica Umberto Spadaro di Catania, il Teatro Stabile ricorda Giuseppe Fava. L'ingresso è libero fino ad esaurimento posti

Domenica 4 gennaio alle 17, alla Scuola d'Arte Drammatica Umberto Spadaro di Catania, il Teatro Stabile ricorda Giuseppe Fava, come omaggio al giornalista in occasione dell'anniversario della sua morte, con un approfondimento su Il proboviro. Opera buffa sugli italiani.

Interverranno il presidente dello Stabile Nino Milazzo, Elena Fava, Sergio Sciacca. L'ingresso è libero fino ad esaurimento posti.  

L'approfondimento su Fava - giornalista, scrittore, drammaturgo - prenderà le mosse dal lavoro teatrale "Il proboviro. Opera buffa sugli italiani", pubblicato nel 1972 e messo in scena proprio al Musco nello stesso anno. Regia, scene e costumi erano di Virginio Puecher, cast stellare con - tra gli altri - Turi Ferro, Tuccio Musumeci, Pippo Pattavina, Michele Abruzzo, Umberto Spadaro, Ida Carrara, Fioretta Mari.   

Dalla morte di Fava sono passati 31 anni. La sera del 5 gennaio del 1984, davanti al teatro Verga di Catania, cadde in un agguato mafioso; un vile assassinio avrebbe consegnato per sempre ai posteri l'immagine di un uomo e intellettuale coraggioso. Pronto a combattere e morire per gli ideali di libertà e giustizia in cui credeva. Pronto a denunciare la situazione socio-politica italiana degli anni Settanta. Non solo attraverso i suoi articoli e i suoi Siciliani, ma anche attraverso il romanzo e la forma del teatro-documento.

Fava preconizza il pericolo di un disfacimento morale della nazione e il suo teatro diviene il luogo della rappresentazione che svela la corruzione del potere, in una società sempre più soggiogata dalla cultura e dalla violenza mafiosa. In questa visione, Il proboviro si sviluppa come una pièce satirica surreale, che oscilla tra i toni aspri e quelli poetici, per restituire un'impietosa e nitida radiografia della politica. Un ex impiegato è ridotto in miseria a causa dei soprusi del potere, mentre un malvagio imprenditore corrompe con il denaro giudici e politici. E chi è caduto nella rete lasciandosi corrompere, non sa più se lo ha fatto per avidità, debolezza, o peggio per paura.

Fava descrive così un affresco cha appare sempre più attuale, in un società messa ancora di fronte all'emergenza di una gravissima questione morale da risolvere guardando ai valori della democrazia, come affermava proprio trent'anni fa Enrico Berlinguer.

(04 gennaio 2015)

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