Dal 23 al 30 dicembre, al Teatro Verga di Catania, andrà in scena Il Bell'Antonio di Vitaliano Brancati, per la stagione del Teatro Stabile.
L'adattamento teatrale è di Antonia Brancati e Simona Celi. La regia di Giancarlo Sepe. Con Andrea Giordana e Giancarlo Zanettie con Luchino Giordana, Elena Callegari, Simona Celi, Michele Dè Marchi, Natale Russo, Alessandro Romano, Giorgia Visani. E' una produzione Lux Teatro. Una riduzione curata dalla figlia di Brancati, Antonia, e da Simona Celi, fedele alla scrittura brancatiana per uno spettacolo raffinato e coinvolgente che riporta in teatro una grande coppia, Andrea Giordana e Giancarlo Zanetti.
Sessant'anni fa moriva un grande scrittore italiano, Vitaliano Brancati, autore de "Il Bell'Antonio", nel mondo il secondo romanzo italiano più letto e amato dopo "Il Gattopardo". Un lucido e meraviglioso affresco dell'Italia durante il fascismo, attraverso il quale viene fotografata la microstoria di una famiglia siciliana e del suo Bell'Antonio.
Impossibile, d'altronde, nel panorama teatrale siciliano fare a meno dello spessore intellettuale di Brancati, con la sua mirabile e unica capacità di scrutare, facendosene gioco, le pieghe oscure della società di quel tempo: la sua scrittura è bella, sagace e piena di ironia e, anche ne Il Bell'Antonio, è pronta a restituirci lo spirito di una Sicilia che viene raccontata con grande amore, lontana dagli stereotipi e dai facili ammiccamenti. Qui la sensualità, la carnalità, le cose taciute, i segreti del talamo, l'impotenza o il peso di un ruolo non voluto sono solo variabili di una chiave di lettura della realtà. Sullo sfondo, infatti, c'è il fascismo locale, macchiettistico e inadeguato, con tutta la sua retorica di costrizione e costruzione del ridicolo, com'è ben sottolineato nello spettacolo.
A differenza del celebre film di Mauro Bolognini con Marcello Mastroianni che spostava la vicenda negli anni Cinquanta- il regista Sepe riporta, infatti, la trama all'ambientazione originale del romanzo, ovvero il 1934, dove la disavventura di Antonio è metafora e specchio di una macrotragedia, quella di dimensione epocale del nazifascismo e del suo sogno di onnipotenza.
Un personaggio reso celebre dall'interpretazione di Mastroianni e dalla regia di Bolognini, pieno di fascino, quasi enigmatico, chiuso in un destino contrario alla propria natura. Un'incomprensibile difficoltà di Antonio ad amare è al centro di una storia iperbolica in una Sicilia lontana dagli stereotipi e dai facili ammiccamenti, in cui la sensualità, la carnalità, le cose taciute, i segreti del talamo, l'impotenza o il peso di un ruolo non voluto, sono solo variabili di una chiave di lettura della realtà.
In una Catania impregnata dalla piaga del "machismo", Antonio- chiuso in un destino contrario alla propria natura- diverrà il bersaglio della maldicenza. Con la fine del suo matrimonio, assisterà inerme alla frantumazione del suo Io, alla disgregazione della sua famiglia, alla distruzione della sua città e di una società intera.
(23 dicembre 2014)