Dal 12 al 18 dicembre, al Teatro Musco di Catania, andrà in scena La Centona, per il cartello del Teatro Stabile.
«Nino Martoglio è tutta la sua Sicilia, che ama e che odia, che ride e giuoca e piange e si dispera, con gli accenti e coi modi che qui in Centona sono espressi per sempre, incomparabilmente» scriveva Pirandello. L?affresco martogliano ha avuto perciò tanta fortuna. A farlo rivivere sarà adesso una produzione nuova di zecca voluta dal Teatro Stabile di Catania, per rendere omaggio al poliedrico autore, nato a Belpasso nel 1870. Il sipario della sala Musco si aprirà dunque su uno dei classici per eccellenza della narrativa dialettale siciliana, nella riduzione teatrale nata dalla sapiente rielaborazione di Nellina Laganà e dalla graffiante regia di Gianni Scuto.
La Centona - ovvero "confusione di voci di più persone"- è una densa e ricca galleria di "maschere" nate da vizi e virtù dei personaggi che popolavano liriche appassionate e giocose, tanti sonetti, le commedie e la pungente satira politica in versi del versatile scrittore e drammaturgo. Questo esteso campionario di grotteschi eroi del riso, che prende vita dalla miscellanea pubblicata per la prima volta nel 1899, sarà restituito al pubblico catanese dalla stessa Laganà in scena con Vitalba Andrea, affiancate da Fulvio D'Angelo, Riccardo Maria Tarci, Raniela Ragonese, insieme a Carlo Ferreri e Giovanni Santangelo. Scene e costumi sono di Giovanna Giorgianni, le musiche di Alfonso Garrubba.
«Opera arguta e schietta», come la definisce ancora Pirandello, La Centona si presenta come un excursus sempre attuale e divertente sul mondo teatrale, la poetica, le iniziative giornalistiche e culturali del grande Nino Martoglio. Lo spettacolo sarà diviso in due parti e alterna momenti di grande spessore storico e culturale ad altri di puro divertimento e di gioioso gioco scenico: a brani famosissimi tratti dalle migliori commedie del Belpassese s'intrecceranno brani di poesia popolare e passi inediti del settimanale satirico "D'Artagnan", da lui stesso fondato nel 1899 e diretto fino al 1904. È da quelle coraggiose pagine in cui prendevano forma le audaci satire sulla vita cittadina catanese, le freddure per certi tipi colti dal vero (proverbiali sono alcuni epigrammi ad hominem talmente efficaci e pungenti che causarono a Martoglio diverse sfide a duello) che emergono i più bei dialoghi della messinscena.
Uno spettacolo, insomma, che oltre a ricordare il grande Belpassese, vuole rimanere come emblema "ideale" per testimoniare un'epoca del tutto eccezionale nel teatro siciliano, un processo storico e culturale che ha rappresentato e rappresenta ancora oggi una delle pagine più belle della storia e della cultura della nostra isola.
(12 dicembre 2014)