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Donne, Madonne, Sante e Regine. Omaggio a Sant’Agata

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Fino al 26 aprile, al Museum & Fashion di Catania, in mostra collezione di statue lignee e manichini. Ingresso libero

Fino al 26 aprile, a ingresso libero, al Museum & Fashion di Catania, si terrà la mostra Donne, Madonne, Sante e Regine - Omaggio a Sant’Agata, vestite dalla stilista Marella Ferrera: tra sacro e profano, una straordinaria collezione di statue lignee e manichini dal 1500 ad oggi

Si tratta di una collezione di "Madonne Vestite” - manichini e ceroplastica – databili dal XVI secolo fino alla prima metà del XX cui sono accostate alcune opere contemporanee del Maestro Giammona. Recuperando un’antica tradizione pagana e cristiana, ovvero la vestizione delle statue lignee con ori e abiti preziosi, la stilista catanese che nel 2009 ebbe il compito di “vestire” le dee Dèmetra e Kore (gli Acroliti di Morgantina oggi esposti al Museo Archeologico di Aidone, Enna) presenta una collezione di statue di Madonne che indossano abiti da lei elaborati.

Le "Madonne" in mostra, da quelle del XVI secolo alla splendida “Maria tessitrice”, delicatissima opera del XVIII secolo di produzione siciliana, sono realizzate in cera, legno e stoffa con parti mobili per agevolarne la vestizione e presentano interi corredi: abiti, mantelli, capi di abbigliamento, elaborate parrucche; alcuni manufatti utilizzano come struttura portante il trespolo di legno e la stoppa e il filo di cotone, ma la maggior parte sono scolpiti in legno con gli arti snodati.

Le Madonne, e lo testimonia il busto di Sant'Agata portato in processione in occasione delle feste, come le donne vere devono “apparire”, anzi essere bellissime, adornate come regine; non bastano solo le vesti e i manti preziosi ma devono esibire, e la tradizione si mantiene immutata come nel caso di Sant'Agata, anche i loro corredi di gioielli frutto delle donazioni dei devoti.

Donne, Madonne, Sante e Regine velate e svelate, anzi “Svilate”, appaiono all’improvviso nelle grotte, si coprono di ori e di luci sugli altari, si muovono al ritmo tragico e festoso della Pasqua siciliana. Questa mostra, così come una festa, si mostra e si nasconde, si offre e si ritrae, si avvicina allo sguardo e lo cattura per poi svanire nel ricordo di un bagliore e di un luccichio assordante.

(29 gennaio 2014)

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