Domenica 2 febbraio alle 21, al Teatro Coppola di Catania, andrà in scena Storie di Ordinaria Pedofilia di e con Liborio Natali, per la rassegna "L'Isola Plurale".
La regia è di Salvo Piro. Le Musiche: Der - String - Mit - o con la collaborazione di Riccardo Insolia. L'ingresso è libero.
Le ferite mai rimarginate di bambini diventati adulti, la denuncia del silenzio e dell'indifferenza che ruotano attorno alle storie di ordinaria pedofilia, nel teatro d'impegno civile di Liborio Natali. In uno spazio spoglio, buio, con pochi oggetti, un grande pacco regalo al centro del palcoscenico, una sedia, un appendiabiti ed una corda, una voce fuori campo, che ricorda molto i talk show televisivi, enuncia una definizione classica della figura del pedofilo. Un minuto di buio e luci scoprono Mauro Piscialetto, transessuale palermitano, pedofilo in potenza, che con un linguaggio crudo e senza filtri racconta le sue perversioni e il suo dolore.
Seguono altri brevi racconti, tutti con un unico denominatore: l'abuso sessuale. A narrare in prima persona sono sempre i protagonisti che hanno subito la violenza. Conosciamo così la storia del piccolo Lorenzo, violentato dallo zio, di Veronica Sputa Sangue, che nel suo monologo, ricordando gli abusi sessuali subiti per anni dal padre, rinnega la madre colpevole di aver permesso che le violenze si perpetrassero nel silenzio e nell'indifferenza.
Conserva un profondo rancore Tamara Tutta incubi, nel raccontare le violenze sessuali subite dal nonno, le ferite profonde e mai rimarginate di un dolore che trova rifugio in una felice omosessualità. Storie di abusi consumati in ambienti religiosi come quella di Roberto, violentato in seminario da un giovane prete, o altre avvenute in ambienti borghesi tra l'indifferenza generale degli adulti.
A prestare voce, anima e corpo ai protagonisti delle storie di ordinaria pedofilia un unico interprete: Liborio Natali, alle prese con il suo primo testo su una trilogia dell'infanzia. Utilizzando ora i toni del grottesco, ora modi più dimessi, Liborio Natali dà voce al senso di colpa che rimane per anni in chi ha vissuto una violenza sessuale, denuncia senza mezzi termini l'indifferenza, e il silenzio che ruotano attorno a questo fenomeno, e smonta la definizione scientifica proposta dalla voce fuori campo all'inizio dello spettacolo. La caratterizzazione psicologica dei protagonisti è intensa, e grazie all'uso sapiente della voce e del linguaggio del corpo la messa in scena non scade mai nel retorico, tenendo sempre alta la tensione.
(02 febbraio 2014)