Lunedì 16 dicembre alle17:30, nel Coro di notte del Monastero dei Benedettini, il dipartimento di Scienze Umanistiche dell’Università di Catania e le
Edizioni CFR presentano l’ultima raccolta di poesia di Saragei Antonini,
Egregio signor Tanto (Edizioni CFR – Collana Poiein, 2013), all’interno del ciclo
Percorsi di poesia contemporanea.
Porterà i saluti del Dipartimento il direttore Giancarlo Magnano San Lio. Del volume discuteranno con l’autrice
Gianmario Lucini, editore (Edizioni CFR) e poeta, e
Vincenza Scuderi, poeta, germanista all’Università di Catania.
Interventi del Quartetto del coro “Doulce Mémoire” diretto da Bruna D’Amico.
L’autrice. Saragei Antonini è nata nel 1973 a Catania, dove vive e lavora. Nel 2000 ha pubblicato la raccolta di poesie
Il cerino soggetto (premio Edda Squassabia, 1
a edizione) edita da La Vita Felice; nel 2004
L’inverno apre un ombrello in casa (premio Città di Marineo, 2005) edita da Prova d’Autore; nel 2010
Sotto i capelli una nave (premio Angelo Majorana, 2013) per le Edizioni Forme Libere. Sue poesie sono presenti in antologie in Italia e all’estero, e su riviste.
Il libro (dalla prefazione di Giovanna Iorio). Il mare è anche metafora del moto perpetuo delle onde che riportano gli oggetti alla deriva. Come una vecchia sedia, ritrovata per strada, sul marciapiede e che chiede di tornare a casa. Una sedia “instabile come un umore / non in grado di reggere una schiena”. Ma una sedia necessaria, per fermare le nuvole e i sogni sulla carta.
I pensieri devono a volte diventare di legno “per superare l'inverno”, la sedia torna a casa a fatica, sale le scale “come una santa / l’ho pulita / le ho avvitato ossa alle ossa / e l’ho messa nell’angolo più balbuziente". Dietro a una finestra troviamo ad aspettare anche il tavolo, il foglio e le parole che tentano di dare forma al vuoto (e per questo balbuzienti).
Nella casa del vento il mondo si salva proprio nell’attimo in cui il buio minaccia di inghiottirlo. Dietro alle tende si nasconde un occhio capace di scorgere legami inaspettati fra le cose, e fra esse e l’uomo. Perché scrivere è: “Una notte ad occhi aperti”, parlare con “tutte le luci possibili / anche solo quelle fuori // la lingua dei lampioni / il vocabolario breve di una lampada".
Scrivere è una notte che illumina il mondo. Queste poesie “sanno aprire la mancanza / come una noce”. Sanno “stare in una mano” per essere “sgusciate con cura”. Sanno essere leggere mentre tutto tende a diventare pesante, di pietra.
Nota dell’editore Gianmario Lucini. C’è qualcosa di misterioso nella parlata siciliana, nell’eloquio, non nella lingua in sé e dunque anche quando un autore o un’autrice siciliani (non tutti, ma molti) scrive in lingua, come in questo caso. C’è una intelligenza delle cose, una sapienzialità innata che radica l’uomo alla natura, ai paesaggi, alle forme, c’è una diretta corrispondenza, significata da lampi di allusioni, fra modo di dire e modo di essere, fra realtà e verità. Un lampo, appunto, che apre scenari che subito svaniscono, che crea percorsi sinaptici che possono essere rafforzati e resi sicuri dalla continua frequentazione della lingua popolare ma anche dei classici, a cominciare dal Verga che, al di là del genere letterario, del contesto, della diversissima poetica e quant’altro, qui in qualche modo fa capolino, proprio in questa parlata e nella sua intelligenza poetica. Ma forse a Catania tutti parlano così: non saprei. Sta il fatto che questo eloquio smuove corde profonde ed è capace di unire la concretezza quasi ruvida dell’esperire quotidiano con l’allusione al sentire che trascende e cerca la dimensione del senso.
Questa è la piacevolezza di questa lettura, la “sicilianità” concreta e incantata dei versi di Saragei Antonini che, raccolta dopo raccolta, sta rivelando una solida e delicata poetica.
(16 dicembre 2013)