Venerdì 24 maggio alle 17:30, alla libreria del Monastero dei Benedettini, si svolge l'incontro-dibattito "La piramide rovesciata di Giancarlo De Carlo" che sarà incentrato sull'analisi dei moti, delle barricate, delle occupazioni studentesche degli Anni 60, attraverso gli occhi dell'architetto Giancarlo De Carlo, a partire dal volumetto “La piramide rovesciata - Architettura oltre il ’68”, edito dopo cinquant’anni da Quodlibet.
La "piramide" cui si fa riferimento rappresenta la struttura che domina l’università, dove tutto si regge sulla punta sottilissima di un corpo accademico non sostenuto dalle tensioni, dai suggerimenti, dalle esigenze provenienti dal basso, bensì dal principio di autorità.
A discutere delle occupazioni studentesche che caratterizzarono il ’68 italiano e del pamphet di De Carlo saranno proprio gli studenti universitari, insieme a due architetti e a un ingegnere che hanno conosciuto personalmente l’architetto.
Cristina Ucchino (studentessa di Beni culturali al Dipartimento di Scienze umanistiche), Martina Calcagno (studentessa del Dipartimento di Scienze politiche e sociali) e Maria Chiara Raccuia (studentessa di Lettere al Dipartimento di Scienze umanistiche) si focalizzeranno sull’interpretazione della modernità del pensiero di De Carlo cercando di capire cosa e come l’architetto aveva interpretato l’Università di massa. Le tre studentesse dibatteranno con Pippo Amadore (architetto dello studio Ellenia+3) e Carmelo Russo (ingegnere dello studio Ellenia+3) che hanno lavorato al recupero del Monastero dei Benedettini insieme a De Carlo, e ad Ignazio Lutri, presidente dell’Inarch Sicilia.
L’incontro punta quindi ad essere un dialogo intergenerazionale a partire da un tema sempre attuale: una riforma strutturata dell’università che sia utile ai suoi studenti e ai suoi ricercatori. Non basta – scrive De Carlo nel ’68 – ingrandire le aule, moltiplicare i professori e gli assistenti, aumentare o sfoltire le materie, aumentare o diminuire le ore di lavoro, per soddisfare le esigenze dell’università di massa. Missione dell’università non può essere solo quella di formare lavoratori specializzati o quadri per le imprese – scrive l’architetto – ma di fornire strumenti di interpretazione delle esigenze sociali.
(24 maggio 2019)