Mercoledi 2 maggio alle 10, nell’aula magna di Palazzo Pedagaggi (Dipartimento di Scienze politiche e sociali, via Vittorio Emanuele II, 49), il dott. Rosario Aitala, giudice della Corte Penale Internazionale, terrà il seminario “ Geopolitica della paura - Terrorismi, atrocità, politica internazionale”. L’incontro, organizzato nell’ambito delle lezioni di Politica Comparata e Internazionale, prende le mosse dal volume di Rosario Aitala “ Il metodo della paura” (Bari-Roma, Laterza, 2018).
Dopo i saluti istituzionali del direttore del Dsps il prof. Giuseppe Vecchio e della prof.ssa Delia La Rocca, presidente del corso di laurea in "Storia, Politica e Relazioni Internazionali", a moderare l'incontro sarà la prof.ssa Stefania Panebianco, docente di Politica Comparata e Internazionale.
Non esiste categoria più universale, relativa e controversa del terrorismo. Universale perché tutti i terrorismi si servono della paura funzionalmente al potere. Relativa perché variano radicalmente i tempi, i contesti, i sistemi di valori e disvalori, i sentimenti che spingono all'uso della violenza terrorista. Controversa perché ciascuno, individuo o Stato, definisce arbitrariamente il "proprio" terrorista, sulla base di interessi, ideologie, punti di vista. Mentre siamo abituati dalle semplificazioni imperanti a pensare al terrorismo come violenza antistatale, fra i tanti terrorismi e terroristi che si trovano in ogni pagina della storia, quasi tutti sono strettamente intrecciati alla politica.
In origine la ferocia veniva somministrata e dosata da dittatori e cortigiani come cinico sistema di governo, poi il metodo della paura è stato utilizzato anche da persone "comuni" contro altre persone "comuni": come arma di liberazione, strategia eversiva, tattica geopolitica, tecnica mafiosa, sublimazione del martirio. Quasi sempre però dietro ai terroristi c'è la mano insanguinata di apparati statali: dal Terrore nella Rivoluzione francese ai movimenti di liberazione, dallo stragismo nazista all'eversione in Italia, dal jihadismo afgano-pakistano al nichilismo autodistruttivo dei nostri tempi. La decrittazione delle dinamiche politiche e geopolitiche è essenziale per comprendere il terrorismo e spiega l'ambiguità e le strumentalizzazioni con cui la comunità internazionale da sempre affronta il tema.
Altre forme di atrocità sono strettamente legate alla geopolitica, al funzionamento e alle disfunzioni del sistema politico globale. Crimini di guerra, crimini contro l'umanità, genocidi non sono mera espressione di malvagità: strumentalizzano la vita, la libertà, i diritti fondamentali delle persone per obiettivi politici. La speranza contro l'impunità dei governi che attraversa tutte le epoche oggi è incarnata dalla Corte Penale Internazionale, costituita a Roma con un Trattato firmato il 17 luglio di vent'anni fa. Una Corte, non a caso, ribattezzata: la " Corte dell'umanità".
Rosario Aitala è nato e ha studiato a Catania. Per cinque anni è stato funzionario della Polizia di Stato a Pavia, Milano e Treviso. Dopo il tirocinio da magistrato a Milano, ha lavorato nelle procure di Trapani e di Roma. Ha lavorato e risieduto in Albania, Afghanistan e diversi Paesi dei Balcani e dell'America Latina, occupandosi di costruzione istituzionale e giudiziaria, mafie e terrorismi. Consigliere per le aree di crisi e la criminalità internazionale di tre ministri degli Affari Esteri, nella diciassettesima legislatura è stato consigliere per gli affari internazionali e giuridici del Presidente del Senato. Ha insegnato in diversi Paesi, attualmente è docente a contratto di discipline penali e internazionali alla Luiss Guido Carli di Roma e l'Università di Buenos Aires.
Il 6 dicembre 2017 è stato eletto alle Nazioni Unite giudice della Corte Penale Internazionale ed è stato assegnato alla Seconda Camera della Divisione per le Indagini Preliminari, competente per le "situazioni" nella Repubblica Centrafricana, Uganda, Darfur, Sudan, Kenya, Costa d'Avorio, Afghanistan e Burundi.
(02 maggio 2018)