Lunedì 5 marzo alle 17, nell'auditorium “Giancarlo De Carlo” del Monastero dei Benedettini, si inaugura il laboratorio d'ateneo “Mafia e antimafia: storia, legislazione e attualità”, organizzato nell'ambito della più ampia iniziativa intitolata alla memoria di Giambattista Scidà "Territorio, ambiente e mafie".
La giornata inaugurale del ciclo affronterà la tematica "Mafia e antimafia dall’Unità al fascismo", ospite sarà infatti Umberto Santino, presidente del Centro siciliano di documentazione “Peppino Impastato” e autore del volume "La mafia dimenticata - La criminalità organizzata in Sicilia dall’Unità d’Italia ai primi del Novecento. Le inchieste, i processi. Un documento storico (Editore Melampo 2017).
Dopo i saluti istituzionali del prorettore dell'Università di Catania Giancarlo Magnano San Lio e della coordinatrice del laboratorio Simona Laudani, Sebastiano Ardita, procuratore aggiunto della Procura della Repubblica di Catania presenterà il lavoro interverrà di Umberto Santino. Coordina Antonio Pioletti.
L'iniziativa è organizzata in collaborazione con “Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie”, Fondazione Fava, Udi Catania, Cgil, associazione “Cives pro civitate”.
La tematica
Lo Stato italiano, già pochi anni dopo l’unificazione, fa i conti con l’esistenza di organizzazioni criminali che esercitano sulla vita pubblica, in particolare nel Meridione, un penetrante potere di condizionamento. L’inchiesta di Franchetti e Sonnino, le denunce del Procuratore di Palermo Diego Tajani, il lavoro della Commissione parlamentare Bonfadini nel 1875, i processi contro i “fratuzzi” di Bagheria o contro la “Fratellanza” di Favara negli Anni 70-80 sono il preludio a quanto sul finire del secolo emergerà nettamente con il “caso” Notarbartolo. Vicenda della quale si occupa la stampa nazionale, sulla quale interviene uno stimatissimo studioso quale Gaetano Mosca, e che genera un dibattito lungo e acceso. Ma la mafia continua a influenzare la vita pubblica italiana anche sotto il fascismo. L’idea che un regime autoritario non possa tollerare concorrenti nella gestione del potere è smentita dall’impatto marginale che le campagne repressive del Prefetto Mori hanno sull’organizzazione, senza mai arrivare a lambirne le ramificazioni ai livelli più alti della politica e dell’amministrazione.
(05 marzo 2018)