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Invito a Teatro | La fine è il mio inizio

1000 biglietti gratuiti per gli studenti per lo spettacolo tratto dall'ultimo libro di Tiziano Terzani, in scena al teatro Ambasciatori dal 7 al 25 novembre
Tiziano Terzani Roberto Andrioli e Mario Maranzana Mario Maranzana

Mille biglietti gratuiti per lo spettacolo La fine è il mio inizio di Tiziano Terzani, in scena all’Ambasciatori dal 7 al 25 novembre. Circuiti culturali e Teatro Stabile rivolgono questo invito tutto speciale agli studenti universitari.
L'iniziativa riguarda lo spettacolo – di cui è regista il direttore artistico dello Stabile, Lamberto Puggelli – scritto da Tiziano Terzani e interpretato da Mario Maranzana e Roberto Andrioli (produzione Teatro Moderno).

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Lo spettacolo

 

Sono passati tre anni dalla morte del giornalista e scrittore Tiziano Terzani, autore di "In Asia" e "Lettere contro la guerra". Dal suo ultimo libro, "La fine è il mio inizio", raccolto e curato dal figlio Folco, è tratto il nuovissimo spettacolo diretto da Lamberto Puggelli, produzione Teatro Moderno, che dopo i trionfali debutti al Piccolo di Milano e al Teatro di Genova sarà in scena all’Ambasciatori dal 7 al 25 novembre 2007, ospite della ricca e stimolante stagione del Teatro Stabile di Catania.
L'idea di portare a teatro un testo di Terzani è di Mario Maranzana, che ne ha firmato l’adattamento. Maranzana sfruttando una somiglianza interpreta lo stesso Terzani, con Roberto Andrioli nel ruolo del figlio. La bella scena è di Luisa Spinatelli.

Nel libro e sulla scena il padre si racconta al figlio, rispondendo alle sue domande, parlando di se stesso, della sua storia e delle sue origini, dei suoi viaggi e delle sue scoperte, dei luoghi, delle persone. Parola dopo parola, ricordo dopo ricordo, questa biografia parlata prende forma, trasformandosi nel testamento di un padre che si mostra al figlio in tutta la sua pienezza: un uomo dalla vita intensa, colorata ed energica, un viaggiatore d'eccezione, un testimone non sempre comodo che ha attraversato gli eventi della Storia, le guerre e i grandi temi politici degli ultimi cinquant'anni.
Dalla carta stampata al palcoscenico, dalla parola scritta alla parola detta, La fine è il mio inizio approda così in teatro, in uno spettacolo intenso che fa rivivere i momenti più intimi e profondi del racconto, in questo incontro tra un padre giunto agli ultimi giorni della sua vita e di un figlio che si ferma ad ascoltare le sue parole, nella loro casa di montagna, tra il verde e il silenzio della natura.

Un dialogo tra padre e figlio, consegnato ad un libro, nel quale Tiziano Terzani, considerato da molti il massimo scrittore di viaggio del secolo XX, affida al primogenito Folco le sue riflessioni sulla Storia attraversata e sui paesi conosciuti (Cina, Vietnam, India): sulla guerra e sulla civiltà, sulla vita e sulla morte, sulla malattia con la quale convisse negli ultimi mesi della sua esistenza trascorsi nel rifugio di Orsigna, sull’Appennino tosco-emiliano.

Sapendo di essere arrivato alla fine del suo percorso, parla al figlio di cos`è stata la sua vita e di cos`è la vita. Così racconta di tutta un’esistenza trascorsa a viaggiare per il mondo alla ricerca della verità. E, cercando il senso delle tante cose che ha fatto e delle tante persone che è stato, delinea un affresco delle grandi passioni del proprio tempo: «Se mi chiedi alla fine cosa lascio, lascio un libro che forse potrà aiutare qualcuno a vedere il mondo in modo migliore, a godere di più della propria vita, a vederla in un contesto più grande, come quello che io sento così forte».

«Chi conosce Terzani lo ama», annotano gli autori dello spettacolo fortemente voluto da Mario Maranzana. «Lo ama al punto di voler approfondire e allo stesso tempo divulgare i suoi pensieri e il suo modo di affrontare la vita e il nostro quotidiano. Ed è per questo che Terzani sta diventando un vero e proprio fenomeno di massa, al quale è stato dato anche un nome: il "Terzanismo". Ma chi ha letto Terzani sa anche che lui stesso guarderebbe a questo "fenomeno" con atteggiamento critico e scettico. Perché è proprio il suo modo di parlare al cuore delle persone, alla parte più intima di noi, urlando e sussurrando i mali e le bellezze della nostra società e della nostra vita ad aver fatto di lui un uomo così amato e rispettato». 

(07 novembre 2007)


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