Venerdì 14 giugno alle 16:30, nel Coro di notte del Monastero dei Benedettini, prende avvio la seconda edizione della rassegna-laboratorio Cinema segre(ga)to, a cura di Alessandro De Filippo, docente di Storia e critica del cinema al dipartimento di Scienze umanistiche dell'Università di Catania.
Il progetto. Il progetto si basa sull'esperienza dell'avv. Vito Pirrone, collaboratore della Commissione del Senato per i diritti umani, che da tre anni porta avanti, insieme con il prof. De Filippo, un'opera di sensibilizzazione sul tema carcere, il "grande rimosso" della società civile dallo sguardo dei mass media e dalle narrazioni televisive e giornalistiche. Il focus è quindi sul "diritto dei cattivi", un'emergenza etica per la società democratica. «Rimettiamo al centro del discorso etico - scrivono gli organizzatori - lo status del detenuto, ricominciamo a ragionare sulla funzione riabilitativa che la nostra Costituzione prevede, proviamo a considerare la popolazione detenuta come un campo di differenze. Il cinema ci aiuterà in questo percorso accidentato, le parole degli addetti ai lavori forniranno il giusto contesto scientifico alla discussione. Perché il ruolo dell'Università è anche questo, di mediazione culturale e di analisi sociale».
L'inaugurazione. In occasione del primo appuntamento sarà proiettato il documentario "Maschera", dello stesso Alessandro De Filippo. Intervengono inoltre Giovanni Rizza, direttore della Casa circondariale di Catania "Bicocca", Maurizio Battaglia, responsabile Area educativa di Bicocca, e Carmela Cosentino, volontaria dell'associazione “Ali del silenzio” e docente di Pedagogia al dipartimento di Scienze politiche e sociali.
Maschera. Indossare una maschera significa interpretare un ruolo. Dare volto, persona, a un personaggio. Ed è così che la documentazione video, intitolata provvisoriamente Maschera, si propone e offre allo sguardo del fruitore come opera non-ancora compiuta in forma definita e definitiva di documentario. Indaga, vagolando, attraverso percorsi indeterminati l'instabile indefinitezza di identità in crisi. Fuori, in libertà, le persone fanno parte di gruppi, di famiglie o clan, di contesti lavorativi o criminali. Dentro sono pupazzi senza l'anima di ferro che li possa far tenere dritti. Per questo occorre il dialogo, mettersi in gioco ed entrare in scena, scommettere la propria speranza, puntando il solo capitale che resta. La dignità.
(14 giugno 2013)