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Sizilien

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Giovedì 10 marzo alle 20, negli spazi del Mas (Mammut Art Space) di Catania, inaugurazione mostra di Alfio Pappalardo

Giovedì 10 marzo alle 20, negli spazi del Mas (Mammut Art Space) di Catania, si inaugura la prima mostra antologica di Alfio Pappalardo Sizilien. E' un progetto Nextl'ink. L'evento sarà visitabile fino a mercoledì 13 aprile.

La pittura di Alfio Pappalardo si mostra istintiva spesso, primitiva a volte, orientale ogni tanto. Il suo bagaglio immaginifico trae impulso dall’infanzia, passata per dieci anni in Germania, dove i genitori emigrarono per trovare lavoro in una cartiera di Obertsrot, nello Schwarzwald (la Foresta Nera), fino al ritorno a Biancavilla (Catania). Un viaggio cromatico a cominciare dalla toponomastica, il rosso (rot) di Obertsrot (il rosso acceso di Croci, 1996, e Fior di notte, 1997), il nero (schwarz) dello Schwarzwald (da cui emergono opere come Mal di luna, 1989, e Le tempeste, 1990), passando per una fitta vegetazione di campi e mutazioni atmosferiche dense di verdi, gialli, arancio, blu (Gelb und rot, 1993; Fichidindia, 2000; Ginestre, 2000; Ferule, 2000; Corvi, 2004; Nove paesaggi, 2007; Isola, 2010), fino al bianco di Biancavilla (Il cielo cade, 2007; Vespro e Meriggio, 2007; EtnagigantE, 2010). Come EtnagigantE, la vita di Pappalardo è un palindromo, si può rileggere in un senso o nell’altro, dall’infanzia alla maturità e dalla maturità all’infanzia, mentre il suo paesaggio interiore la sovrasta come una Etna che diviene finalmente gigante anche nelle dimensioni delle opere (prima sempre ridotte e ora più ampie).

La montagna è, in ogni momento, più presente del mare (che compare ricorrente solo nell’ultimo periodo) insieme ad alcune barche, pali della luce e case in lontananza di sparute città (Barche, 1990; Fili elettrici, 1990; Panchina, 1990; L’ora del vento, 1990; Ponte, 1997; Città, 2010). L’uomo, davanti al mare (Mann am Meer, 1990; Pioggia, 1992; Nuvola, 1993) e sotto la volta celeste, è portato a fare i conti con l’infinito e i suoi misteri, costretto a chiedersi se il cielo, mentre la terra gira, potrebbe cadere. Le prove della vita ribaltano molte volte il punto di vista, riuscendo ogni tanto a guardare dall’alto, come in volo (Voli, 1990; Il cielo cade, 2007; Nove paesaggi, 2007). La natura è il soggetto prediletto da Pappalardo. L'incontaminata foresta dello Schwarzwald rimane atmosfera nella memoria, dalle vette del massiccio del Feldberg a quella dell’Etna, prevale la montagna vulcano su un’isola (Valanche e Montagna di mare, 2010), prima visione di ogni viaggiatore che approdi alla desiderata Sizilien!

All’inizio, i paesaggi di Pappalardo vengono trasfigurati in chiave quasi romantica, mescolando insieme i bagliori dell’ultimo Turner, le impressioni del primo Monet, i campi di Van Gogh, imprescindibili per chiunque si appresti a sondare una visione più intima della natura in pittura. L’educazione artistica a Catania e l’impostazione accademica ricevuta ad Urbino gli permettono di gestire tecnicamente una visione delle cose già permeata da un’emotività a volte struggente. Carta da scenografia preparata con colla di coniglio e gesso di Bologna. Velature che gli consentono di costruire una profondità spaziale, attraverso una successione di strati, esercizio di luce e pazienza. La predilezione per la carta e per la tavola che mantengono maggiore vita e sorprese rispetto alla tela. Le apparizioni intensificate dalla maestria con cui utilizza fusaggine e gomma pane. Lo studio del colore come materia appreso sotto la guida di Omar Galliani e l’abbandono del figurativo per l’astratto. Sono alcuni dei passi che accompagnano il suo cammino nel compimento delle opere, il resto lo fanno la sua sensibilità, le paure, le gioie, i dolori, le visioni d’altrove.

La natura è dappertutto, in noi e fuori di noi; esiste solo una cosa che non è completamente natura ma piuttosto superamento e interpretazione della natura: l’arte. Il ponte verso il regno dello spirito, scriveva Franz Marc qualche tempo prima di morire, in guerra, sul fronte di Verdun. E si avverte già nelle sue parole quello che Vasilij Kandinskij realizzerà appieno, un decennio più tardi, nel periodo dell’insegnamento al Bauhaus, superando ogni riferimento in favore di un’arte astratta in cui vibri il senso spirituale. (Mercedes Auteri).  

(10 marzo 2011)

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