Sabato 14 marzo alle 9, all’Auditorium del Monastero dei Benedettini di Catania, Pax Christi, in collaborazione con le altre realtà coinvolte nella Convenzione per la pace – Catania (Chiesa Valdese, Cope, facoltà di Lingue e Letterature straniere, Fare Memoria, Libera, Lila, Mani Tese, Rettoria San Nicola, Officina Culturale South Media) presenterà agli studenti delle scuole superiori la campagna nazionale promossa da Pax Christi dal titolo Ponti e non Muri.
Scopo della campagna è creare un dialogo interculturale fra i ragazzi che vivono la quotidianità dei campi profughi palestinesi e i loro coetanei italiani. I ragazzi italiani invieranno cartoline con messaggi di solidarietà ai ragazzi del Campo di Shu’fat, a Gerusalemme est, e potranno lasciare il proprio indirizzo e-mail per poter corrispondere con loro.
It’s time to turn around! - È tempo di cambiare!
Campagna Ponti e non Muri 2008/2009
Il Campo di Shu’fat è circondato da insediamenti israeliani e ospita circa 25.000 persone in un chilometro quadrato. L’ingresso di Shu’fat è costituito da un un checkpoint permanente e affiancato dal muro dell’apartheid costruito in cemento armato e alto 9 metri. Il campo è gestito dall’Unrwa (Agenzia delle Nazioni Unite per l’Assistenza e la Ricostruzione a favore dei Rifugiati di Palestina nel Vicino Oriente), che riconosce ufficialmente solo 11.000 rifugiati. Le famiglie sono composte in media da 7 persone e l’età media è 17 anni. Al campo ci sono una scuola elementare e una scuola media, non sufficienti per accogliere i 2000 studenti che vivono lì, la metà dei quali è costretta a recarsi a Gerusalemme o a Ramallah attraversando i checkpoint militari israeliani. Per questo il tasso di abbandono scolastico è molto alto. Non ci sono scuole superiori, né università. A Shu’fat non ci sono ospedali, ma solo tre ambulatori, in grado di effettuare solamente semplici interventi di prima emergenza. Vi è inoltre un centro di riabilitazione a cui accedono 4000 ragazzi disabili.
Sono 58 i campi profughi palestinesi in Cisgiordania e nei Paesi arabi: 12 in Libano, 10 in Cisgiordania, 9 in Siria, e 27 nei Territori Occupati palestinesi. La questione dei rifugiati è il nodo centrale del dramma palestinese, nonostante i tentativi israeliani di eliminarla dalle agende internazionali. È una tragedia che continua initerrotta dalla catastrofe del 1948, con l’espulsione di più di 700.000 persone e la distruzione di oltre 400 villaggi. Si è ripetuta con l’occupazione israeliana del 1967 e continua oggi con espropri, distruzioni di case, checkpoint, insediamenti illegali e il muro dell’apartheid. La diaspora palestinese nel mondo riguarda oggi circa 6 milioni di persone. Il 92,3% dei residenti dei campi profughi è stato cacciato dalla sua terra nel 1948.
(fonte: Rapporto UNRWA 2007)
(14 marzo 2009)