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Sicilia/Europa: invenzione e memoria

Sabato 24 marzo alle 11 nell'aula A1 del Monastero dei Benedettini, convegno su "Rosa Balistreri a ottant’anni dalla nascita". Alle 21, auditorium dei Benedettini, spettacolo "Bastione degli ’nfetti, concerto di immagini e suoni"

Sabato 24 marzo alle 11 nell'aula A1 del Monastero dei Benedettini, si apre il convegno Sicilia/Europa: Invenzione e Memoria. Rosa Balistreri a ottant’anni dalla nascita. Si tratta di un doppio evento: incontro di studio - "Materiali etnici siciliani e ricerca musicale in Europa" - più concerto serale organizzato dalla facoltà di Lingue e letterature straniere e da Circuiti Culturali Unict, in collaborazione con la Casa Museo Antonino Uccello, l'Istituto musicale Vincenzo Bellini, la Kilim Music Factory e L'offerta musicale Ensemble - al quale partecipano Paolo Emilio Carapezza, Riccardo Insolia, Gaetano Pennino e inoltre Luca Recupero, Vincenza Scuderi e Etta Scollo (che lunedì 26 marzo, al Teatro Sangiorgi si esibisce con l’Orchestra Giovanile dell’Istituto Bellini in Canta Ro').
Alle 21, all'Auditorium Giancarlo De Carlo si apre lo spettacolo "Oltre i confini dell'identità. Musica etnica siciliana e culture europee. Bastione degli ’nfetti, concerto di immagini e suoni" con Alfio Antico (tamburi a cornice e voce), Giancarlo Parisi (voce, sassofoni, flauto, friscalettu, zampogna cromatica), Puccio Castrogiovanni (voce, fisarmonica, fiati, plettri e marranzani), Toni Cattano (trombone), Giovanni Arena (contrabbasso), Fabrizio Pugliesi (pianoforte) e José Mobilia (percussioni) e la partecipazione di Etta Scollo. Timbri musicali apparentemente inconciliabili che si accostano a immagini e parole che interagiscono con la gestualità dei musicisti producendo esiti teatrali. Musiche e arrangiamenti sono di Joe Schittino, video ed elaborazioni elettroniche di Mario Valenti, montaggio video e allestimento scenico di Emanuele Salamanca con la consulenza musicale di Riccardo Insolia, il coordinamento e la regia di Salvo Piro.


Rosa Balistreri
Fonte: Archivio del Centro Studi Storico Sociali Siciliani - Catania 

«Nessun'altra voce come quella di Rosa Balistreri, riusciva ad esprimere in senso più compiuto i toni drammatici di una Sicilia che sembra uscire gonfia di dolore e di speranze dalle modulazioni di un sentimento antico».
Povera e orgogliosa, varcò anche lei i confini in cerca di fortuna. Non scelse una città industriale dove il prezzo più costante che si paga al pane è l'atrofia del cuore. Da Licata sbarcò a Firenze, dove la sua esperienza di emigrante si sarebbe maturata nel tirocinio di nuovi sacrifici, costantemente rivolta a indovinare lo scopo preciso della sua esistenza.

Ha iniziato la sua attività nell’ambito del Nuovo canzoniere italiano, prendendo parte nel 1966 allo spettacolo «Ci ragiono e canto» e da allora ha svolto un’intensa attività concertistica sia in circuiti tradizionali teatrali (Manzoni a Milano, Carignano a Torino, Metastasio a Prato) sia nei festival dell’Unità e simili. Da ricordare anche la sua partecipazione alla contestata edizione di «Canzonissima» 1974 nonché a «Ci ragiono e canto n. 2».

Il tesoro di Rosa non era tanto la voce,originalissima dal timbro forte e penetrante, quanto la proiezione nella sua memoria di tutte le canzoni che aveva ascoltato in Sicilia, in assolate campagne o in riva al mare d'Africa che corrode col vento e la salsedine la costa di Agrigento. L' Isola cantava in Lei. Una voce affondata in radici di un canto senza tempo, vivo di immagini e di commozioni nella persistente attualità dei pochi temi che hanno sempre alimentato il dolore e l'amore della Sicilia. E qui maturarono sicuramente i temi e le scelte che hanno fatto grande il suo repertorio tramutando la vicenda d'arte in lezioni di civiltà e di vita che portò su quasi tutte le piazze d'Italia fino all'estremo della sua esistenza.

La sua matrice è quella dell'impegno sociale (aveva una carica umana non comune), dell'amore che consuma, del dolore. Alle spalle della Balistreri c'era la migliore tradizione della canzone popolare siciliana, che non è certamente quella altrove impiegata per i più facili consumi di un malinteso senso del folklore.

I testi da Lei interpretati con intensa drammaticità e passione, provengono in parte dalle raccolte di Alberto Favara e in parte ripescati nell'entroterra siciliano dove le vecchie "canzuni" riescono ancora a ravvivare la fantasia di un popolo che vive attanagliato nelle antiche paure e sollecitato dall'antica rabbia. Sono canzoni che parlano di desideri mai avverati, pertanto hanno spesso il carattere dell'invocazione e della preghiera perché la "grazia dell'affrancazione delle tirannie si avveri". Da ciò deriva il carattere religioso di molte canzoni, una religiosità schietta e non ossessiva.

Di Rosa Balistreri e' stato detto che può essere considerata l' Amalia Rodriguez della Sicilia: un paragone che esalta, nella misura in cui riesce a partecipare nel difficile contesto di tutta la musica popolare, il cuore di un'isola che non ha mai finito di soffrire e di amare. Lei rappresentava la Sicilia, la musica folk siciliana, nenie, cantilene, filastrocche, tutti i canti popolari della sua Licata venivano proiettati in tutta Italia e presumibilmente in tutto il mondo.

A questa donna, immagine simbolica del folk siciliano amica di artisti ed intellettuali quali Renato Guttuso, Leonardo Sciascia, Ignazio Buttitta che a lei aveva dedicato alcune tra le liriche più belle, il Comune di Licata ha intitolato una strada, una manifestazione che ogni anno, a settembre, (per la precisione è morta il 21 settembre 1990 a Palermo) si tiene puntualmente a Licata ed un Centro Culturale, che permetteranno di ricordarla ai più giovani che non hanno avuto modo di conoscerla e di ascoltare i suoi canti.

(24 marzo 2007)

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