Mercoledì 14 gennaio alle 21, al Teatro Stabile di Catania, sarà proiettato l'ultimo lavoro cinematografico dell'artista cileno Alejandro Jodorowsky, La danza della realtà, che arriva a oltre vent'anni dal precedente.
Si tratta di un'autobiografia visionaria, «una bomba atomica mentale», una catena di ricordi e sogni, grottesca e straniata, tratta dall'omonimo romanzo dell'autore naturalizzato francese. Sebbene i fatti e i personaggi del film siano reali, la finzione supera la realtà in un universo poetico in cui il regista reinventa la sua famiglia e, in particolare, il percorso di suo padre fino alla redenzione e alla riconciliazione. È l'affresco di un'esistenza dell'essere, che rifiuta i limiti dell'immaginario e della ragione che sarà proiettato dopo l'incontro con l'autore.
Sono nato nel 1929 nel nord del Cile, in terre conquistate al Perù e alla Bolivia. Tocopilla è il nome del mio paese natale. Un piccolo porto ubicato, forse non per caso, all'altezza del ventiduesimo parallelo. Nei tarocchi ci sono ventidue arcani maggiori. Ciascuno dei ventidue arcani dei Tarocchi marsigliesi è disegnato all'interno di un rettangolo composto da due quadrati. Il quadrato superiore può simboleggiare il cielo, la vita spirituale, mentre quello inferiore la terra, la vita materiale. Al centro del rettangolo s'iscrive un terzo quadrato che simboleggia l'essere umano, unione tra la luce e l'ombra, ricettivo verso l'alto, attivo verso la terra. [Alejandro Jodorowsky, ed. Feltrinelli]
(14 gennaio 2015)