Dal 24 maggio al 20 luglio, alle Fabbriche Chiaramontane di Agrigento, si terrà la mostra Ignazio Moncada. Espansione del colore. Una visione “mediterranea”, primo omaggio postumo alla figura di uno dei maggiori artisti italiani del secondo dopoguerra.
L’indagine su Moncada (Palermo 1932 - Milano 2012), vede la cura dello storico dell’arte Francesco Tedeschi che per le FAM ha ripercorso i circa sessant’anni di attività con cui il maestro di origine siciliana ha attraversato la recente storia dell’arte.
Continuatore e interprete originale di un’astrazione che si fonda sulle qualità proprie del colore, nell’indagine del rapporto tra colore e luce e tra colore e spazio, Moncada è stato ideatore e sperimentatore di tecniche pittoriche, che si sono andate allargando a interventi pubblici di grandi dimensioni, con realizzazioni ideate per i teloni che proteggono le facciate di palazzi pubblici in restauro, proposti con la definizione di “Pont-Art” negli anni Ottanta e Novanta, ma anche all’uso della ceramica, in senso scultoreo e decorativo, come nel grande intervento per la “passeggiata degli artisti” di Albisola, e ad altre soluzioni compositive di grande respiro.
Nella mostra, che pone al centro del percorso il carattere di una “espansione cromatica” nel doppio senso di una tendenza a fare della pittura la matrice dello spazio, anche con il ricorso a grandi formati, e di una estensione oltre i limiti della pittura, saranno esposte circa 40 opere pittoriche che rappresentano il complesso delle stagioni e delle principali fasi della sua produzione.
Filo conduttore è la progressiva definizione di uno “spazio-luce” di matrice mediterranea, che nasce e matura al confronto con una tradizione pittorica e critica novecentesca, ma che non disdegna il dialogo con le tracce di altre epoche e di una dimensione fisica e ideale, legata al territorio di costituzione e di appartenenza del suo linguaggio.
Tra i filoni che saranno messi in evidenza nel progetto sono quelli della fase giovanile, della conquista della libera invenzione di geometrie dinamiche, nel confronto con il contesto europeo dei primi anni Sessanta; ma anche quello delle “archeologie astratte” realizzate fra la fine degli anni Settanta e i primi anni Ottanta, che anch’esse si fondano sul radicamento nella terra d’origine, sentita anche come culla della civiltà, come volontà di svelare il nascosto in profondità; nonché quello delle “Danze”, sviluppato fra gli anni Ottanta e Novanta, dove Moncada trova uno dei momenti di maggiore eccitazione del colore, all’interno di palinsesti di forte qualità dinamica, che prelude alla felice ultima stagione, quasi di matrice matissiana, dei primi anni Duemila. In questa, che costituisce il
momento culminante della produzione di Moncada e della mostra stessa, la qualità del colore e della composizione raggiunge un grado di forte accentuazione e nello stesso tempo di lirismo, nell’evocazione di figure del mito e di altri paesaggi afro-mediterranei.
La mostra è organizzata dall’Associazione Amici della Pittura Siciliana dell’Ottocento, con il patrocinio del Comune di Palermo e della Fondazione Sicilia.
(24 maggio 2014)