Dal 28 marzo all'11 maggio, alle Fabbriche Chiaramontane di Agrigento, si terrà la mostra Rocco Genovese. Moduli e Miti, antologica a cura di Marco Meneguzzo dedicata allo scultore originario di Trapani (1925), ma romano d’adozione, la cui vicenda umana e professionale è stata bruscamente interrotta a soli 55 anni nel 1981.
Una scomparsa immatura che ha influenzato la percezione del linguaggio espressivo di Genovese la cui produzione sperimentale, già negli anni Sessanta/Settanta, aveva raccolto gli elogi della migliore critica d’arte romana. Da Enrico Crispolti a Filiberto Menna, da Maurizio Fagiolo dell’Arco a Lorenza Trucchi, a Luigi Paolo Finizio, a Emilio Villa in molti si erano accorti dell’attitudine plastica di Rocco Genovese – che frequentò a Roma Burri e il Gruppo Origine - e di questa “ipotesi di scultura dai tratti contemporaneamente tradizionali e nuovi, e comunque autonomi”, come spiega nel saggio il curatore Meneguzzo.
In mostra, alle Fabbriche Chiaramontane di Agrigento dal 28 marzo, saranno una trentina di sculture in legno (mogano e pioppo multistrato) e in polimetacrilato colorato (la fortunata e pionieristica intuizione di Genovese), tre quadri e una serie di disegni e progetti a rilievo realizzati fra il 1962 e il 1979 e in prestito alle FAM dalla collezione privata degli eredi (i figli Manlio e Pino, quest’ultimo raffinato “interlocutore” di paesaggi con installazioni di Land Art), collezionisti privati e da enti pubblici, come il Comune di Anzio. Opere di Genovese, tra l’altro, sono state acquisite o donate a musei civici e privati.
Dopo i temi astratti della prima produzione, Genovese si è spostato lentamente su posizioni formalmente più tradizionali, con sculture che, sin dal nome, evocano le figure della grecità e del mito - Dorico, Demetra, Ellenica, Pan – proprio mentre i suoi contemporanei cedono alla dissoluzione della forma. Alla mostra di Rocco Genovese alle FAM di Agrigento, organizzata dall’associazione Amici della Pittura Siciliana dell’Ottocento, è dedicato un catalogo (Silvana Editoriale) con il saggio del curatore Marco Meneguzzo docente dell’Accademia di Brera a Milano e una raccolta di interventi critici. L'ingresso è libero.
(28 marzo 2014)