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L'indecenza

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Dal 20 marzo al 2 aprile, nei locali della Scuola d'Arte drammatica "Umberto Spadaro" a Palazzo Platamone, in scena nuova produzione del Teatro Stabile di Catania

Dal 20 marzo al 2 aprile, nei locali della Scuola d'Arte drammatica "Umberto Spadaro" a Palazzo Platamone, andrà in scena L'indecenza, tratto dal romanzo di Elvira Seminara.

La regia è di Gianpiero Borgia. Personaggi/interpreti sono: il marito - David Coco; la moglie - Valeria Contadino; Ludmila - Elena Cotugno. E' una produzione Teatro Stabile di Catania.

«Cento giorni. Dove si sgretola tutto, i protagonisti, la casa, le relazioni, la natura. Una lenta e oscura cremazione». Così Elvira Seminara sintetizzava nel 2008 l'atmosfera e il senso del suo pluripremiato romanzo d'esordio, L'indecenza, tutto giocato sull'ambiguità e ambivalenza.

Dal libro alla scena: dopo aver raccolto lettori e consensi in ambito internazionale, questo avvincente noir "siciliano" approda sul palcoscenico nella nuova produzione realizzata dal Teatro Stabile di Catania. L'adattamento è stato affidato a Rosario Castelli, docente di Letteratura italiana nell'Università di Catania, con il contributo della stessa Seminara.

Prende così voce e corpo il triangolo imperfetto su cui è costruita L'indecenza: un uomo, una donna, una colf ucraina. Poi una casa e un giardino lussureggiante e feroce. Nasce così, dal legame ambiguo e trascinante di questi cinque "personaggi" - tre umani, una casa e un giardino - lo sviluppo del racconto originale e visionario di Elvira Seminara, un "tropical-gothic", come qualcuno ha scritto. Una casa che diventa una trappola, piena di ombre e di insidie; una natura cannibalesca e sensuale; una coppia ferita da un trauma irrisolto; una ragazza candida e crudele, e uno spazio che muta, si sgretola e marcisce, trascinando un mondo - forse l'Occidente - alla deriva.

Ludmila, la straniera, è l'Altro, è l'estraneo nell'intimità, è il perturbante. Ma è anche l'incanto di un mondo nuovo, fresco, fecondo. Da quando varca la porta di quella casa in Sicilia - una Sicilia turgida e fosca, molto lontana dall'iconografia tradizionale - nulla è più come prima. Cambiano i posti e i nomi delle cose, il loro accento. Cambia lo sguardo dei protagonisti, mentre la crepa fra loro si allarga, diventa una voragine di carnalità e mistero che inghiotte ogni cosa. Anche il lettore, che non è più spettatore, ma coprotagonista, chiamato a prendere una posizione. «Perché L'indecenza - dice Elvira Seminara - mette in scena lo scandalo della solitudine. E quel pozzo oscuro di ambiguità e paura in cui si specchia, danzando sul bordo, il nostro presente».

(20 marzo 2015)

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