Venerdì 13 aprile alle 15, alle Ciminiere di Catania (Sala Ciclope), AIAT Sicilia (Gruppo RB) in collaborazione con l’Università di Catania, l’Associazione nazionale degli Ingegneri per l’Ambiente e il Territorio (AIAT), l’Osservatorio dei Rotary Club di Catania e con l'Associazione Italiana di Ingegneria Chimica - Sezione Sicilia organizzano il convegno "Rifiuti solidi urbani in Sicilia - Tra futuri INsostenibili e scelte INconsapevoli", nell'ambito di "Progetto Comfort 2018".
Il convegno sarà l'occasione per fare il punto sulla condizione attuale e sugli sviluppi prospettici e, attraverso il confronto con altre realtà nazionali e con alcuni dei principali attori del mondo dei rifiuti, evidenziare le linee di indirizzo da attuare per avviare la Sicilia ad una gestione realmente integrata, non solo nel rispetto del territorio e della popolazione presente, ma soprattutto di quella futura.
Le nuove regole nel pacchetto della Circular Economy introdotte a inizio 2018 fissano nuovi obiettivi vincolanti da raggiungere entro il 2035. Gli obiettivi di riciclo per i rifiuti urbani si alzano al 55% nel 2025, al 60% nel 2030 e del 65% nel 2035 (oggi siamo al 42%). Lo smaltimento in discarica non dovrà superare il 10% dei rifiuti urbani prodotti. Oggi in Italia la media è del 26% e con regioni in forte ritardo: Molise (90% in discarica), Sicilia (80%), Calabria (58%), Umbria (57%), Marche (49%) e Puglia (48%).
Vengono richiesti requisiti più rigorosi per la raccolta differenziata dei rifiuti e attuazione potenziata della gerarchia dei rifiuti attraverso strumenti economici e misure supplementari affinché gli Stati membri prevengano la produzione di rifiuti. Per raggiungere il target del 2035 sarà necessario che la raccolta differenziata arrivi almeno al 75% (oggi la media nazionale è del 52,5%).
La Sicilia ha finalmente avviato una concreta azione per incrementare i pochi punti iniziali di RD ma attraversando le nostre strade, guardando il contenuto dei cassonetti ma anche dei bidoni per la raccolta porta a porta questi obiettivi sembrano ancora molto distanti. Cosa ci dobbiamo aspettare nei prossimi 20 anni e cosa le scelte di oggi produrranno sul nostro territorio nei prossimi 60?.
Nel frattempo che la percentuale sale, cosa fare del rifiuto indifferenziato e degli scarti, certo non trascurabili, delle operazioni di selezione dei vari impianti che trattano la RD? Continuiamo a creare enormi superfici di discarica e relativo percolato da gestire per ben più dei trent'anni previsti per legge o pensiamo finalmente ad una vera gestione integrata come avviene ormai stabilmente nel Nord Italia e nel Nord Europa? O magari si pensa che tanto c’è la soluzione di inviare i rifiuti all’estero sbarazzandoci così, poco eticamente, dell’oneroso carico ma anche delle risorse economiche ad esso legate che, invece di finanziare una parte di economia nell’Isola andrebbero a finanziare, con i soldi dei siciliani, impianti e aziende che qui non abbiamo avuto la forza di pianificare? E se il pubblico latita, cosa pensano i gestori privati che hanno nel tempo acquisito la necessaria competenza ma soprattutto consapevolezza che non si può andare ancora avanti a discariche? Elementi questi che dovrebbero essere alla base di un piano regionale che forse era più facile copiare che inventare.
La partecipazione è gratuita. Per l’assegnazione dei crediti (3) agli ingegneri già attribuiti dal CNI e (3) ai chimici (richiesti all’Ordine di Catania) la prenotazione è obbligatoria e occorre inviare anche numero iscrizione all’Ordine di appartenenza e codice fiscale.
(13 aprile 2018)