Lunedì 11 luglio alle 15, nell'aula 75 del Monastero dei Benedettini, il professore Alessandro De Filippo terrà una lezione aperta di Storia e critica del cinema dedicata al regista Abbas Kiarostami con la proiezione di cortometraggi, sequenze di documentari e film del maestro iraniano scomparso pochi giorni fa.
Interventi di Sonia Giardina, Fernando Gioviale, Luciano Granozzi, Maria Lombardo.
Alle 21, nel Cortile dei Benedettini, Learn by Movies propone inoltre una proiezione speciale, in lingua originale con sottotitoli, del film che ha vinto la Palma d'Oro al Festival di Cannes nel 1997: "Il sapore della ciliegia".
Uno dei grandi autori del cinema mondiale, negli anni Ottanta e Novanta del Novecento ha trasformato il linguaggio cinematografico, contemperando il realismo narrativo al metacinema. I suoi film, sempre rigorosi, sono il frutto di un'inquietudine che forza gli schemi conoscitivi, politici e religiosi dell'Iran post rivoluzione islamica. Nel mondo di Khomeini, Kiarostami apre al dubbio etico. E basterebbe questo per giudicarlo come un regista coraggioso. Ma la discontinuità maggiore, per quanto concerne il linguaggio cinematografico, è stata senza dubbio quella del metacinema per rompere la continuità narrativa a favore della coscienza della complessità della rappresentazione.
L'eredità di Abbas Kiarostami è proprio in questa scoperta della crisi del medium cinematografico, che si interroga sulla capacità primaria della sua missione, la rappresentazione della realtà. Forse per questo le sequenze memorabili del suo cinema ripartono dai bambini, dalle loro storie, dalla percezione di un mondo che cambia, che stupisce, di cui non si ha pieno controllo.
La lezione del neorealismo italiano è sempre ben presente. Kiarostami lo ricordava spesso, nei suoi film più luminosi, lunghi e corti, Pane e vicolo (1970), La ricreazione (1972), Il viaggiatore (1974), Due soluzioni per un problema (1975), Dov'è la casa del mio amico? (1987), Compiti a casa (1989), E la vita continua (1992), ABC Africa (2001), Ten (2002). Così come il mondo dell'infanzia trova una raffigurazione felice nella sua sceneggiatura de Il palloncino bianco (1995), opera prima di Jafar Panhai, uno dei suoi allievi più talentuosi.
(11 luglio 2016)